Taranto, l’ira della Fiom: obiettivi di produzione lontani la situazione peggiora ma niente risposte
Intervista a Francesco Brigati di Giacomo Rizzo Gazzetta del Mezzogiorno
Mi auguro che il vertice sull’ex Ilva di martedì al Mise non venga rinviato a causa della caduta del governo, abbiamo bisogno di risposte e non mi promesse.
Il 26 luglio è peraltro una data simbolica per il decennale del sequestro degli impianti dell’area a caldo, ma la fabbrica è quasi ferma e questa situazione fotografa il fallimento delle scelte politiche.
Francesco Brigati, coordinatore di fabbrica e componente della segreteria Fiom CGIL di Taranto, avete parlato di stabilimento quasi al collasso. Cosa temete?
Che il quadro politico possa complicare una vicenda già di per sé ingarbugliata. Il prossimo incontro dovrebbe rientrare nell’ordinaria amministrazione dell’esecutivo di un percorso già avviato è che deve in qualche modo concludersi, ma non si sa mai. Il 26 è l’anniversario di 10 anni di rinvii attraverso decreti è mai di decisioni prese con soluzioni definitive.
Se siamo arrivati al decennale del sequestro preventivo con un nulla di fatto credo che ci siano delle responsabilità che sono tutte da addebitare ai vari governi che si sono susseguiti.
L’azienda ha avviato la cassa integrazione straordinaria senza accordo sindacale. Avete contestato i numeri e le modalità delle procedure. Ora cosa sta accadendo?
Hanno fermato l’altoforno 2 e l’acciaieria 1, hanno incrementato il numero di lavoratori per i quali si fa ricorso agli ammortizzatori sociali e c’è la questione delle ferie che l’azienda ha trasformato unilateralmente in cassa integrazione. Noi attendiamo riscontro al nostro esposto INPS e Ispettorato del Lavoro. Si è parlato del coinvolgimento di 2500 lavoratori anche attraverso le ferie tramutate in cassa. Questo ci fa ci ha fatto arrabbiare.
L’azienda è ancora alla ricerca di liquidità per far fronte a tutte le esigenze. La visita allo stabilimento del ministro dell’economia Franco va letta anche in questo senso. Avete appreso qualcosa in più?
Spero che ci dicano qualcosa nell’incontro di martedì. Non ci sono investimenti, tant’è che molte aziende dell’appalto si sono anche fermate e hanno aperto procedure di cassa perché si sono viste sospendere i pagamenti per le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria. La situazione è addirittura peggiorata dopo la fermata di Afo2.
L’obiettivo dichiarato dei 5,7 milioni di tonnellate di acciaio potrà essere raggiunto?
Assolutamente no. Se tutto va bene saremo sotto i 4 miliardi di tonnellate. Tutto contrasta con le dichiarazioni che erano state fatte anche a giustificazione della richiesta di cassa integrazione. C’è il tema degli investimenti previsti per l’autorizzazione agli ammortizzatori sociali e speriamo che si faccia chiarezza con il Ministero del Lavoro.
C’è un clima di attesa per i prossimi passi della vertenza. Come pensate possa essere la ripresa anche dal punto di vista degli effetti di marcia degli impianti?
Il cronoprogramma delle fermate riporta come data conclusiva il 31 agosto. Vedremo cosa accadrà dopo.
Qual è lo stato d’animo dei lavoratori in questo momento?
Lo stato d’animo e di assoluta diffidenza. non si registrava nemmeno i tempi di Riva. mi riferisco i rapporti tra azienda e operai, che frutto poi della assenza totale di relazioni industriali con le rappresentanze dei lavoratori.