In data odierna abbiamo appreso dalla stampa, a seguito di quanto emerso dagli esiti dalle indagini della Procura di Taranto sull’incidente in AFO/1, del malfunzionamento di alcuni dispositivi di controllo e sicurezza che non avrebbero garantito la regolare marcia dell’altoforno mettendo seriamente a rischio i lavoratori sia di ADI che dell’appalto e che ad oggi non trova un chiarimento da parte dell’azienda.
Un fatto molto grave soprattutto se, ancora una volta, a fronte di un incidente rilevante accaduto lo scorso 7 maggio, si verifica a causa della “inidoneità” o della “omessa” manutenzione delle apparecchiature finalizzate a segnalare la presenza di possibili guasti o situazioni di rischio sui quali prontamente intervenire, così come riportato dal documento della Procura di Taranto consegnato ad agosto ai vertici di Acciaierie d’Italia.
Infatti, Fiom e Uilm hanno più volte segnalato alla Direzione Aziendale di Acciaierie d’Italia e ai ministeri competenti, durante gli incontri a Palazzo Chigi, come il massiccio utilizzo della cassa integrazione impatti negativamente sulla sicurezza dei lavoratori, sull’ambiente e sulla stessa salvaguardia degli impianti.
Per tali ragioni abbiamo respinto il piano di decarbonizzazione presentato dal Governo in cui si evince un chiaro piano di dismissione per l’assenza di risorse finanziarie necessarie a garantire la regolare marcia degli impianti e con un utilizzo della cassa integrazione di 6000 lavoratori che di fatto porterebbe a non assicurare una regolare programmazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie.
Per tali ragioni continueremo a rivolgerci al Governo e in particolar modo al Ministro del Lavoro affinché ritirino quel piano di decarbonizzazione e garantiscano tutte le attività necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori che con i numeri attuali di CGIS non sarebbe di fatto garantita.
Invero, tra le manutenzioni riscontriamo un utilizzo della CIGS che in alcuni casi raggiunge il 65-70% dei lavoratori e che inevitabilmente va in conflitto con quanto definito dal decreto n.4 del 18 gennaio 2024 in cui si precisa che al fine di assicurare i più elevati livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, i lavoratori addetti alla manutenzione degli impianti ed alla sorveglianza delle attività connesse alla sicurezza, possono essere interessati dall’ammortizzatore sociale soltanto qualora non direttamente impegnati in specifici programmi di manutenzione delle medesime attività afferenti la sicurezza.
È giunto il tempo di fare chiarezza sul futuro dell’ex Ilva, a partire dalla sicurezza sugli impianti, al piano di marcia e al processo di transizione ecologica che non può prescindere dalle risorse necessarie per garantire tali processi attraverso il controllo pubblico degli stessi.
Taranto 18.11.2025
RSU/RLS FIOM – UILM
