Le dichiarazioni di Cingolani, a margine della presentazione dei risultati del terzo trimestre, sono totalmente in contraddizione con quanto emerso nel piano industriale 2024 – 2028 dello scorso 13 marzo in cui erano prefissati degli obiettivi come quello di raggiungere la parità di bilancio nel settore Aerostrutture entro il 2025 e di aver fatto investimenti nel momento peggiore, quando c’era il Covid ed era tutto fermo, e che Grottaglie come tutti gli stabilimenti avrebbe beneficiato di questa condizione.
Non bisogna lasciare mai nulla al caso e la gravità delle ultime dichiarazioni di Cingolani necessita del massimo della trasparenza e soprattutto di smentite immediate per il futuro degli oltre 4 mila lavoratori presenti nei siti di Grottaglie, Foggia, Pomigliano e Nola, tutti stabilimenti insediati nel sud italia.
Inoltre, crediamo sia imprescindibile partire dall’accordo quadro dello scorso luglio in cui abbiamo tracciato un percorso con Leonardo, viste le difficoltà che riscontra a tutt’oggi Boeing, di garantire un percorso che porti ad investimenti importanti necessari quest’ultimi a dare vita ad un sito multi divisionale di Leonardo in grado di colmare anche i periodi di vuoto lavoro che Grottaglie purtroppo subisce a causa dei continui cambi di piano di ritiro delle fusoliere da parte della committente.
Un accordo raggiunto grazie soprattutto alle iniziative di mobilitazione e sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori che non si sono fermati davanti alle difficoltà rivendicando con caparbietà impegni concreti da parte della Leonardo sul processo di diversificazione, un accordo dal quale non intendiamo retrocedere in quanto basato su impegni ben precisi assunti dall’azienda.
Non c’è spazio per le ambiguità e il Presidente del Consiglio Meloni non può stare in silenzio su dichiarazioni così roboanti come quelle di Cingolani, a maggior ragione se trattasi di una controllata pubblica. È necessario che il Governo faccia chiarezza e si dissoci dalle dichiarazioni di Cingolani e che si attivi al fine di scongiurare qualsiasi ipotesi di scorporo di aereo strutture. È una questione che interessa tutto il mezzogiorno, in particolar modo la terra ionica in cui, a causa dell’assenza di programmazione di politiche industriale e scelte strategiche sbagliate, si sta determinando l’affossamento del tessuto produttivo, economico e sociale.La vertenza ex Ilva, la crisi della cantieristica navale e l’assenza di progettualità sull’Arsenale, l’annuncio di chiusura da parte della multinazionale HIAB, insieme a tante altre vertenze presenti sul nostro territorio, oltre ai continui ritardi sul processo di diversificazione di Leonardo rischiano di far diventare Taranto una bomba sociale.
Per tali ragioni la Fiom, unitamente a Fim e Uilm, ha proclamato le prime due ore di sciopero per la giornata dell’11 novembre al fine di fare chiarezza sul futuro del settore aereo strutture che, al contrario di quanto dichiarato da Cingolani, ha bisogno di essere stabilizzata all’interno della one company di Leonardo per garantire una stabilità industriale ed investimenti certi sul processo di diversificazione.
Sia chiaro alla Leonardo e al Governo non arretreremo fino a quando non ci saranno certezze per le lavoratrici e lavoratori, diversamente, così come ricordato dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, sarà rivolta sociale per difendere il lavoro e il futuro industriale e produttivo del mezzogiorno.