Come rappresentanti sindacali e cittadini viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, dentro e fuori la fabbrica, le problematiche ambientali, sanitarie, lavorative, economiche e sociali che la nostra città e provincia affrontano ormai da molti anni.
Oggi la vertenza ex Ilva è ad uno snodo fondamentale che potrebbe ridisegnare il futuro della città, della regione e dell’intero paese. Sentiamo sulle nostre spalle la responsabilità di questa contingenza. Sentiamo il dovere di provare a salvaguardare il bene di un’intera comunità che, di fronte a una vertenza unica e complicatissima, si è consumata e spesso divisa.
Riteniamo che, nonostante tutto, sia ancora possibile immaginare un futuro condiviso che garantisca i sacrosanti diritti alla salute, a un ambiente salubre e ad un lavoro stabile e dignitoso, per oggi e anche per il domani. Non vogliamo una fabbrica a tutti i costi, ma siamo anche convinti che una chiusura dello stabilimento siderurgico sarebbe un disastro economico, sociale e ambientale, tanto peggio se dovesse avvenire in maniera improvvisa e incontrollata, senza nemmeno alcuna garanzia di bonifiche. Ad oggi, nonostante le condizioni malandate in cui versa, l’ex Ilva è ancora la prima fonte di reddito cittadino che garantisce a migliaia di famiglie uno stipendio dignitoso. Sono almeno 15000 i lavoratori che gravitano intorno al destino dello stabilimento e che attendono una sua ripresa. Anche escludendo la massiccia cigs, sono migliaia i lavoratori, tra diretti e appalto, che ogni giorno varcano i cancelli della fabbrica. D’altro canto conosciamo bene le sofferenze sanitarie, ambientali ed economiche alle quali da anni siamo sottoposti e che di certo non spariranno con la chiusura della fabbrica.
Per questi motivi crediamo che si possa partire dal rivendicare alcuni punti comuni che possano unire tutta la città che, pur essendo in maggioranza contraria alla chiusura dello stabilimento, si sente stanca, offesa, sfibrata e disillusa dalle troppe promesse mancate e da governi che continuano a rinviare il problema invece di risolverlo con un progetto chiaro, sostenibile e condiviso.
Riteniamo che il Governo debba essere il principale attore di questo progetto. Non ci interessano le formule o i titoli, ci interessa invece la sostanza. L’attuale condizione dello stabilimento è precaria e, nonostante le fumose promesse di questi giorni, andiamo incontro ad una produzione a carbone per altri 12 anni, continua cassa integrazione, una vendita a non si sa quale multinazionale e dei progetti futuri che non sappiamo da chi, con quali risorse e con quale visione potranno essere realizzati.
Crediamo sia arrivato il momento di incidere e crediamo che lo si possa fare tutti insieme, parlando con una sola voce.
Per questo chiediamo alle istituzioni e alla città tutta di convergere su pochi punti comuni e concreti:
- Qualsiasi progetto futuro non può che partire dalla continuità produttiva. Assicurarla, in maniera controllata e con le necessarie manutenzioni ordinarie e straordinarie, garantirebbe reddito e occupazione e soprattutto permetterebbe di mantenere alta l’attenzione offrendo alla città un potere contrattuale per programmare il futuro nel più breve tempo possibile.
- La decarbonizzazione deve avere tempi e finanziamenti certi. La costruzione dei forni elettrici e degli impianti DRI, con relativi studi sull’alimentazione energetica e sull’eventuale impatto ambientale e sanitario, devono avvenire nel più breve tempo possibile e con un impegno governativo, diretto o indiretto, che garantisca la certezza che tali impegni vengano rispettati e portati a termine.
- Strumenti legislativi straordinari che, durante la fase di transizione, assicurino la continuità reddituale di tutti i lavoratori di Adi in a.s., ilva in as e dell’appalto, evitando che i costi vengano scaricati sui lavoratori.
- Potenziamento del settore sanitario, in particolare in merito alla prevenzione, con un piano straordinario di screening per le patologie tumorali maggiormente diffuse che coinvolga tutti i lavoratori del siderurgico da estendere alla parte di cittadinanza più a rischio.
- Un programma di bonifica e riconversione a partire delle aree industriali attualmente dismesse (Cementir, Sanac, ecc.).
Non siamo disposti a scegliere tra salute e lavoro: vogliamo entrambe le cose, vogliamo tutto, perché tutto abbiamo dato!
RSU/RLS Fiom-Cgil Acciaierie d’Italia in a.s, Ilva in a.s. e Appalto:
Boccuni Fabio, Bottiglione Vincenzo, Briga Alberto, Casulli Vittorio, D’Ambrosio Giuseppe, De Giorgio Ignazio, De Pasquale Lorenzo, Filograno Gregorio, Gallo Paolo, Lippolis Giovanni, Miccoli Giuseppe, Mighali Vincenzo, Muschetta Maurizio, Petruzziello Armando, Petruzziello Roberto, Sasso Gaetano, Pinto Fabio, Porcelli Gianluca, Scalera Gregorio, Zella Vito.