Il 4 dicembre, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, Arcelor Mittal ha presentato il nuovo piano industriale con una pesante ristrutturazione, in termini occupazionali e produttivi, per il sito di Taranto.
Fim, Fiom e Uilm hanno respinto questo ulteriore ricatto perpetrato dalla multinazionale a discapito dei lavoratori e del territorio, ormai stanchi di subire continui rinvii rispetto ad impegni già assunti in sede ministeriale lo scorso 6 settembre 2018.
Gli impegni presi non possono subire modifiche in corso d’opera, a distanza nemmeno di un anno, soprattutto perché nell’accordo abbiamo stabilito dei principi chiari in merito alla clausola di salvaguardia occupazionale per i lavoratori di Ilva in As che, al termine del piano industriale previsto per il 2023, devono rientrare a lavoro. È, inoltre, indispensabile risolvere le problematiche relative alla questione ambientale: è necessario porre fine a questa inutile contrapposizione tra due diritti costituzionali come il lavoro e la salute.
Riteniamo inaccettabile, oltre che una provocazione, che Arcelor Mittal si presenti ancora una volta cambiando le regole del gioco e riscrivendo un futuro che rischia di portare ad un graduale spegnimento degli impianti producendo una inevitabile desertificazione industriale del mezzogiorno e, soprattutto, una mancata programmazione di interventi certi per il risanamento ambientale e le bonifiche della provincia ionica.
Si prospetta un disastro ambientale, economico e sociale che non avrebbe precedenti nel nostro Paese e per questo è necessaria una risposta collettiva per impedire questa macelleria sociale.
Infatti, il piano industriale prevede un ridimensionamento non solo sull’area a caldo ma bensì anche su buona parte dell’area laminazione e tubifici determinando, di fatto, oltre 6000 esuberi ai quali si aggiungerebbero i lavoratori dell’appalto che continuano a vivere in un perenne clima di precarietà.
È evidente che si rende necessario l’intervento del governo affinché si assuma una posizione chiara e in controtendenza rispetto a quanto prospettato ieri da AM attraverso la presentazione del piano industriale. Bisogna, pertanto, stravolgere i piani della multinazionale che mostrano chiaramente l’intento di AM: un graduale spegnimento dello stabilimento siderurgico e l’eliminazione di un competitor europeo.
Il 10 dicembre, giornata di sciopero di tutto il gruppo, saremo a Roma per respingere gli esuberi contenuti all’interno del piano industriale e per rivendicare il rispetto degli accordi, a partire dalla piena occupazione e dal risanamento ambientale della fabbrica e del territorio.
Lo sciopero avrà inizio a partire dalle ore 23:00 del 9 dicembre e si concluderà alle ore 07:00 di giorno 11 dicembre. Per info e partenze pullman seguiranno ulteriori comunicazioni organizzative per consentire la massima partecipazione dei lavoratori.
Ambiente – Salute – Lavoro. Riprendiamoci il nostro futuro!
Non accettiamo esuberi. Si rischia un disastro ambientale, economico e sociale
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