Parte domani una nuova tranche di cassa integrazione nel siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva, di Taranto. Riguarderà, anche stavolta, un numero massimo di 8.150 addetti ma sarà cassa integrazione ordinaria e non Covid e durerà 13 settimane. In sostanza, si torna alla stessa tipologia di ammortizzatore sociale che ArcelorMittal – seppur con numeri più bassi, massimo richiesto 1.200 unità, perché la situazione non si era ancora aggravata come accaduto dal Covid in poi – ha usato ininterrottamente da luglio 2019 a metà marzo 2020 con la motivazione della crisi di mercato. La cassa ordinaria che parte domani potrebbe tuttavia essere tramutata in cassa Covid qualora intervenissero novità normative, come ha già comunicato l’azienda ai sindacati.
Anche questa tranche di cassa integrazione parte senza accordo con il sindacato, così come quasi tutte le volte precedenti. Le posizioni tra le parti restano distanti e ArcelorMittal non accetta la richiesta delle sigle metalmeccaniche di integrare economicamente la cassa, visto che la gran parte dei lavoratori da alcuni mesi percepisce una media di 8-900 euro al mese.
Sulla gestione della cassa, intanto, l’Inps, “dopo la denuncia del 16 maggio scorso della Fiom Cgil, ha avviato una ispezione anche per Taranto così come ha fatto a Genova”, ha detto all’AGI Francesco Brigati della Fiom Cgil. “Siamo stati chiamati e stiamo producendo altro materiale”, ha aggiunto Brigati.
(AGI)