La crisi di Leonardo a Grottaglie va letta nell’ambito di una complessità che non riguarda solo il mercato in fase di pandemia o post pandemia. E’ una condizione di recessione che va analizzata cogliendo anche il rischio di un totale disinteresse per il sito di Grottaglie anche in funzione di un possibile ridimensionamento totale delle commesse collegate alla costruzione delle parti di fusoliera del Boeing 787.
Così il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso, a seguito di un coordinamento che ha riguardato le categorie della FIOM e della FILCAMS con i loro segretari generali, Giuseppe Romano e Paola Fresi, e i delegati e RSU dell’intero gruppo che comprende lavoratori diretti e indiretti.
Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia ha già chiesto un intervento più incisivo da parte del Governo proprio in seguito all’incontro con i sindacati FIM, FIOM e UILM, ma a vederla dal di dentro la crisi sembra più dura non solo per le condizioni di incertezza dei lavoratori, determinate da un piano industriale che già dal 2022 promette lacrime e sangue, ma perché a Grottaglie si rischia di pagare il prezzo più alto di una crisi che guarda caso non riguarda altre aziende del gruppo che ad esempio fanno regolare ricorso a ore di straordinario.
Colpa della mono-commessa per qualcuno ma il sindacato non ci sta.
Un’azienda come Leonardo non può fare spallucce – commenta Peluso – se ci sono dubbi o perplessità attorno a quella commessa che inizialmente prevedeva la costruzione, a Grottaglie, di ben 1400 fusoliere del Boeing 787, la multinazionale deve sapere andare oltre. Lo si deve ai 1300 lavoratori diretti con contratto metalmeccanico, alle centinaia dell’appalto metalmeccanico e multiservizi, ma anche a un territorio dove a quell’insediamento industriale si guardava con speranza anche in virtù della forte spinta innovativa e tecnologica e alla produzione sostenibile.
Così in bilico oggi sembrano i destini dei lavoratori della Leonardo Logistic, dell’Axist, della Tecnoplanth, della Siram Veolia, della TSM, ma anche quelli degli addetti alle mense e alle pulizie civili e industriali.
Chiediamo che l’azienda si assuma le sue responsabilità e che vengano individuate soluzioni vere e non semplici tappa buchi – dice Peluso – capaci di salvare il grande patrimonio di professionalità espresse da queste aziende e andare oltre la mono-committenza, con investimenti su altri segmenti produttivi civili e militari.
Taranto, 19 ottobre 2021
L’ufficio stampa
CGIL Taranto