La vertenza ex Ilva dura ormai da troppi anni e sembrerebbe, da quanto apprendiamo dai mezzi di stampa, che ci sia stato una sottoscrizione, in data 11 settembre 2023, di un Memorandum of Understanding con Arcelor Mittal che inevitabilmente ci farebbe tornare, qualora venisse meno e/o ridimensionato il ruolo del pubblico, alla casella di partenza.
Infatti, a maggio del 2024 potrebbe esserci una svolta significativa, con l’ingresso di Invitalia (che fa capo al ministero dell’Economia) nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia con la maggioranza pubblica necessaria a rilanciare la produzione ed avviare un processo di transizione ecologica che da troppo tempo attendono i lavoratori e la comunità ionica.
La siderurgia è strategica per il nostro Paese così come il rispetto dei lavoratori, a partire dalla salvaguardia occupazionale, e la risoluzione delle problematiche ambientali necessarie a garantire una produzione di acciaio compatibile con il territorio in cui è insediato lo stabilimento di Taranto.
Allo stesso tempo non possiamo fare a meno di rilevare, in attesa che si discuta seriamente sul futuro dell’ex Ilva, in che condizioni vivono i lavoratori dello stabilimento siderurgico e lo facciamo con una foto emblematica di un autobus che trasporta i lavoratori dalla portineria agli impianti in cui operano e viceversa.
I sedili degli autobus imbrattati di minerale, possono essere considerati una cosa banale, ma non lo è per nulla semplicemente per il fatto che sono il biglietto da visita di un’azienda che non ha nessuna considerazione dei lavoratori e lo si evince anche dallo stato comatoso in cui versa la fabbrica.
Così come i parcheggi dell’ex ilva, ridotti ad uno stato brado, sono diventatati ormai una discarica a cielo aperto e un luogo dove poter rubare auto indisturbati. Venerdì, infatti, si è verificato l’ennesimo episodio di furto di un’auto: il lavoratore è uscito dopo 8 ore di lavoro ed è dovuto tornare in autobus. L’azienda non ha mai mostrato interesse, anzi assoluta strafottenza, per ì propri dipendenti tanto da non presentarsi agli incontri con il Prefetto.
Ci rivolgiamo, pertanto, al Governo Meloni e chiediamo di mettersi, per una giornata, nei panni dei lavoratori dell’Ilva che entrano in quella fabbrica per svolgere la propria attività lavorativa e si ritrovano, quando hanno la fortuna di salire su un autobus, vista la carenza degli stessi, davanti a quelle sedie imbrattate di minerale.
Salireste mai in quel pullman? Andreste a lavorare in auto con il rischio di non ritrovarla nel parcheggio?
Non ci aspettiamo una risposta ma crediamo che debbano tenere bene in mente che in quella fabbrica non potrà esserci un futuro se non ci sarà una sterzata in merito ai futuri assetti societari.
La fabbrica è la collasso e ogni giorno denunciamo situazioni di criticità dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori e riteniamo utile ribadire al Presidente del Consiglio che gli interessi generali del Paese vadano affrontati coinvolgendo le parti sociali e non rinchiudendosi nei palazzi.
Abbiamo a cuore il futuro di migliaia di lavoratori e del nostro territorio e continueremo a mobilitarci affinché vengano rispettate le prerogative che non sono gli interessi di una multinazionale ma bensì di chi rappresentiamo.
I lavoratori vogliono essere protagonisti del cambiamento e delle future sfide a partire dalla transizione ecologica e dal processo di trasformazione della produzione che non dovrà lasciare indietro nessuno.
Taranto, 12 novembre 2023
Rsu/ Rls Fiom Cgil Acciaierie d’Italia