Intervista a Francesco Brigati, segretario generale Fiom Cgil di Taranto del 17-04-23
Francesco Brigati segretario generale della Fiom Cgil di Taranto, dopo l’accordo separato (non privo di polemiche) sul rinnovo della cassa integrazione in Acciaierie d’Italia attendete una convocazione dal ministero del Made inItaly. Sono ancora molti i nodi da sciogliere?
Serve innanzitutto maggiore chiarezza da parte del Governo, bisogna stabilire i tempi e soprattutto accelerare con l’ingresso del pubblico in maggioranza del capitale sociale di ADI per intervenire su tematiche che riguardano il futuro della siderurgia e di migliaia di lavoratori, compreso il mondo dell’appalto che senza una importante ripresa degli investimenti rischia il collasso.
Avete parlato di assenza di politiche industriali associata a una mancata condivisione dei progetti previsti da PNRR, perché?
Il Governo continua a indugiare su delle scelte necessarie a pianificare un futuro per la siderurgia e per Taranto. In questi lunghi 11 anni, dal sequestro preventivo dell’area a caldo del 26 luglio 2012, sono cambiati governi e ministri ma non le modalità poco trasparenti con cui è stata gestita la vertenza ex ILVA caratterizzata da decreti d’urgenza che di volta in volta hanno modificato il quadro di riferimento normativo, i piani industriali ed ambientali procurando, inoltre, continui rinvii in merito al processo di risanamento ambientale. La transizione ecologica non può e non deve passare da accordi parasociali tra Governo e multinazionale in cui si escludono sia i lavoratori che la comunità dalla possibilità di determinare un cambiamento del processo produttivo trasformando una criticità ambientale e occupazionale in una opportunità di rilancio per un territorio fortemente in sofferenza.
Cosa proponete come sindacato?
La complessità della vertenza, così come più volte chiesto dalla Fiom Cgil, deve indurre il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e tutto il governo ad attivare un tavolo permanente per affrontare i tanti nodi che necessitano, inevitabilmente, di un coinvolgimento delle parti sociali per garantire una giusta transizione ecologica e sociale. È del tutto evidente che per la Fiom CGIL l’accordo ministeriale del 6 settembre del 2018 rimane un punto fermo in quanto, in quel momento storico, ha tenuto insieme tutti i lavoratori dell’ex Ilva, a partire dalla clausola di salvaguardia occupazionale per i lavoratori di Ilva in AS che prevede la loro ricollocazione con la risalita produttiva a 8 milioni di tonnellate, entro il 23 agosto 2023 e non oltre il 30 settembre 2025.
La Fiom come guarda alla questione ambientale?
Ricordo a tutti che la Fiom Cgil è stata l’unica organizzazione sindacale ad aver posto l’attenzione sulla questione ambientale attraverso le osservazioni depositate al Ministero dell’Ambiente, in occasione della presentazione del piano ambientale di Arcelor Mittal del 2017, all’interno delle quali vi era e continua ad esserci la nostra richiesta di introdurre le linee giuda della VIIAS, modificando anche l’attuale quadro normativo per le aziende siderurgiche sottoposte ad autorizzazione integrata ambientale.
Bisogna garantire il rispetto della data del 23 agosto 2023 come scadenza dei termini previsti per la piena applicazione delle prescrizioni previste dall’autorizzazione integrata ambientale.
Sull’accordo legato alla proroga della Cigs si sono dissociate Uilm e Usb, mentre le altre organizzazioni sindacali hanno firmato. Voi perché lo avete sottoscritto?
L’accordo sulla cassa integrazione straordinaria per il sito di Taranto ha una validità di 12 settimane, al termine delle quali l’azienda farà partire la cassa integrazione in deroga. Torniamo a dire che il verbale di accordo garantisce migliori condizioni per i lavoratori di ADI a partire dalla piena corresponsione della tredicesima, sancendo il principio della rotazione per distribuire in modo equo il ricorso alla CIGS e ridurne il più possibile l’impatto, prevedendo la verifica con le RSU della rotazione stessa, dei possibili interventi sulle internalizzazioni e della riduzione del personale collocato in cassa integrazione.
È evidente che il verbale di accordo sulla CIGS del 29 marzo scorso assume un carattere transitorio che si rivolge esclusivamente ai lavoratori di Acciaierie d’Italia e che non intacca in nessun modo accordi precedentemente sottoscritti dalle organizzazioni sindacali, in particolar modo quello del 6 settembre del 2018, così come si evince in maniera eclatante dal testo integrale del verbale.
Cosa serve per la ripresa?
Adesso occorre un rilancio della produzione e delle attività di manutenzione straordinarie per garantire un futuro che guardi alla transizione ecologica come un’ opportunità concreta per porre fine ad una contrapposizione costante tra due diritti costituzionali quali il lavoro e la salute e trovare una strada che possa finalmente garantire un futuro diverso ai lavoratori e alla comunità ionica.
Per tali ragioni abbiamo chiesto un incontro al Ministro Urso perché le scelte sul futuro della siderurgia non possono rimanere in sospeso ma devono necessariamente avere delle risposte certe che possano garantire nell’immediato una risalita produttiva e una mission chiara sul futuro ambientale e occupazionale.
La proposta di accordo di programma può essere un’opzione valida?
La soluzione di certo non può partire dalla fine con la proposta del Ministro del MIMIT sulla possibilità di costruire le basi per un accordo di programma, quest’ultimo cassato dalla Fiom CGIL, senza conoscere nel dettaglio gli accordi parasociali del 4 marzo del 2020 e quindi un piano industriale, ambientale e occupazionale.
La Fiom ha ribadito anche in sede ministeriale che l’accordo del 6 settembre del 2018 rimane l’unico accordo vigente e tanto meno può essere messo in discussione da dichiarazioni estemporanee da parte della multinazionale. Il governo deve garantire il rispetto degli accordi e nelle assemblee con i lavoratori che partiranno dal 17 aprile faremo chiarezza non solo sullo strumento della cassa integrazione ma proveremo a lanciare un percorso che possa determinare una unità tra i lavoratori per affrontare le tante sfide che saremo chiamati ad affrontare.