È ormai da troppo tempo che assistiamo ai soliti annunci da parte delle istituzioni locali e regionali su una vertenza complessa come l’ex Ilva. Vertenza che non ha bisogno di improvvisazione ma di coinvolgimento delle parti sociali e associative di questo territorio al fine di traguardare degli obiettivi importanti come la transizione ecologica e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali necessari ad evitare una desertificazione industriale di un tessuto produttivo già fortemente segnato negli ultimi anni.
Tuttavia, continuiamo ad assistere ad esternazioni estemporanee e prive di confronto con le parti sociali da parte del primo cittadino di Taranto che continua ad utilizzare la vertenza ex Ilva come elemento divisivo della sua comunità e non come un punto di forza nei confronti del governo per rivendicare e pretendere il sacrosanto diritto alla salute, alla salvaguardia occupazionale e al rilancio produttivo.
È del tutto fuori luogo sostenere che la nuova Ilva debba partire da salute e ambiente tralasciando la problematica occupazionale. Risultano totalmente fuori luogo le dichiarazioni del primo cittadino soprattutto quando si perdono di vista gli obiettivi a tutela del territorio che si rappresenta in un confronto che sarebbe dovuto essere costante sia con le associazioni ambientaliste che con le organizzazioni sindacali.
Sarebbe opportuno chiedersi, invece, il perché i cittadini di Taranto non hanno tutto il diritto di dover chiedere che la Costituzione venga rispettata in tutte le sue articolazioni.
Perché solo a Taranto dovremmo fare a meno di uno dei due diritti Costituzionali?
La Fiom Cgil in questi anni si è contraddistinta per aver tenuto sempre insieme la questione ambientale, occupazionale ed industriale chiedendo anche, attraverso le osservazioni sul piano ambientale del 29 settembre del 2017, l’introduzione delle linee guida della VIS e il cambio graduale dell’attuale ciclo integrale a carbone.
Non abbiamo mai privilegiato il lavoro a discapito della salute e dell’ambiente e sicuramente non ci siamo mai schierati in una logica di contrapposizione tra chi vuole la chiusura dell’ex Ilva e chi invece pensava che si potesse continuare a produrre acciaio senza garantire le migliori tecnologie disponibili.
Bisogna avere una visione più generale del futuro della città di Taranto senza mai rinchiudersi nei palazzi dove si prendono decisioni sulla pelle dei cittadini, così come avvenuto sulla proposta al Governo di un accordo di programma senza ancora aver mai discusso di un piano industriale e senza il coinvolgimento dei lavoratori. L’assenza di un dialogo costante e costruttivo con le parti sociali per rappresentare e salvaguardare gli interessi generali della città di Taranto credo sia un errore strategico di questa amministrazione incapace di costruire ponti che possano traguardare obiettivi condivise dalla comunità ionica.
Sia chiaro a Melucci che per assicurare la transizione, la salute e la sicurezza servono i lavoratori e noi continueremo a batterci affinché questi processi di trasformazione assumano un ruolo fondamentale per Taranto e per il Mezzogiorno.