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Fiom a testa bassa: su Ilva e Leonardo servono certezze per il futuro

by Fiom Taranto

«Abbiamo preteso, e ottenuto, l’incontro a Palazzo Chigi (il prossimo 11 marzo alle ore 18.30) sulla vertenza ex Ilva per avere chiarimenti sui rilanci, sui piano occupazionale e su quello industriale relativi alle offerte di acquisto che sono state avanzate in particolar modo da Baku Steel Company e da Jindal Steel International».

È quanto hanno dichiarato il segretario generale della Fiom Taranto, Francesco Brigati, e il segretario settore Aerospazio del sindacato, Pasquale Caniglia, a margine del confronto voluto e convocato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per esaminare le questioni Ilva e Leonardo spa, al quale hanno partecipato anche il presidente della task force regionale per l’occupazione, Leo Caroli, e l’assessora regionale al Rischio industriale e alle Crisi industriali, Serena Triggiani. Per la Fiom oltre ai due segretari era presente la segretaria regionale della Cgil Gigia Bucci e una delegazione delle RSU di AdI in as e di Leonardo Grottaglie.

Sul versante della vertenza ex Ilva, Brigati e Caniglia, hanno ribadito che, per quanto riguarda il tema dell’occupazione «per la Fiom è fondamentale ripartire dall’accordo del 6 settembre 2018 all’interno del quale sono ricompresi i lavoratori di Ilva in as, stiamo parlando di altri 1.600 lavoratori. Ovviamente – hanno aggiunto i due segretari Fiom – bisogna avviare subito il processo di transizione ecologica e, soprattutto, in questa fase garantire quanto previsto nel piano di ripartenza che abbiamo approvato con la sottoscrizione dell’accordo del luglio 2024».

Nel corso del confronto con il presidente Emiliano da parte di Brigati e Caniglia è stata ribadita la richiesta di ulteriori garanzie rispetto all’intervento pubblico nella nuova compagine societaria di AdI «che riteniamo fondamentale per traghettare una fase complicata come la transizione ecologica e che possa essere di indirizzo dal punto di vista industriale».

Decisa anche la posizione di Brigati e Caniglia sulla questione Leonardo. «Rispetto alla possibilità che ci possa essere una joint venture, come prospettato recentemente alle RSU dall’AD di Leonardo, Roberto Cingolani, le nostre preoccupazioni sono legittime perché riteniamo che Leonardo divisione Aerostrutture debba restare all’interno della One Company».

Per Brigati e Caniglia occorre lavorare e puntare sui processi di diversificazione produttiva «così come sosteniamo da tempo».

Ma è sul possibile ingresso di un Fondo di investimento arabo, «in questo caso il saudita Pif», che Francesco Brigati e Pasquale Caniglia sono netti: «riteniamo questa eventualità inaccettabile – hanno sottolineato con forza – perché il loro obiettivo è quello di acquisire il know how e le competenze per costruire gli aerei. Non si tratterebbe, quindi – hanno aggiunto Brigati e Caniglia -, di una joint venture industriale ma bensì un’operazione finanziaria al fine di sanare i debiti della divisione. Peraltro – hanno poi concluso i due sindacalisti – questo tipo di operazione è già stata bocciata dai governi di Francia, Inghilterra e Germania proprio perché, oltre all’acquisizione di una percentuale all’interno della compagine societaria, il Fondo puntava alla costruzione di aerei. Anche qui diventa determinante il fatto che, a dispetto delle politiche che riguardano l’aeronautica civile, bisogna affrontare le seguenti tematiche con i ministeri competenti in quanto riteniamo sia un un settore strategico per il Paese e che non può essere svenduto».

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