“Ci preoccupa l’assenza, dalle comunicazioni fatte da ArcelorMittal Italia e da Invitalia, di qualsiasi richiamo all’accordo sindacale che per noi ha validità pari a tutte le altre condizioni sospensive che la stessa ArcelorMittal ha richiamato ai fini del closing dell’operazione”. Lo dichiara ad AGI Francesco Brigati della Fiom Cgil. “L’accordo sindacale è stato ritenuto dal governo, nei diversi confronti che sinora abbiamo avuto, un punto fondamentale ma adesso sembra sparito dal percorso che da oggi, con l’insediamento del cda, la nomina del presidente, dell’ad e dei consiglieri di amministrazione, si accinge a fare la nuova società Acciaierie d’Italia che prenderà il posto di ArcelorMittal” rileva Brigati.
“Il governo quindi chiarisca se l’accordo sindacale è ancora prioritario o meno ai fini del rilancio ambientale, lavorativo e produttivo dell’azienda – prosegue -. Per noi lo è indubbiamente, perché da qui passano la garanzia degli investimenti sia ambientali che industriali, le questioni dell’occupazione, la tutela dei posti di lavoro, la prospettiva futura dei 1.600 dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione da oltre due anni e che l’accordo con ArcelorMittal, sottoscritto al Mise a settembre 2018, tutelava”. Le condizioni sospensive richiamate da Brigati, ai fini dell’acquisto di Ilva da parte di ArcelorMittal (attualmente solo gestore in fitto) previsto a maggio 2022, sono, come spiegato dalla società siderurgica, la modifica del piano ambientale esistente per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale predisposto da ArcelorMittal e Invitalia nei mesi scorsi, la revoca dei sequestri penali degli impianti di Taranto, nonché l’assenza di misure restrittive verso Acciaierie d’Italia nell’ambito dei procedimenti penali relativi a Ilva.
Se queste condizioni non ci fossero tra un anno, “Acciaierie d’Italia – ha puntualizzato ArcelorMittal – sarebbe svincolata dal concludere l’acquisto dell’ex Ilva e il capitale investito verrebbe restituito”. “Alla luce di quello che abbiamo letto nelle comunicazioni ufficiali sia di ArcelorMittal Italia che di Invitalia, perché non abbiamo avuto altre interlocuzioni a valle dell’ingresso dello Stato nel capitale sociale, il chiarimento è necessario” conclude Brigati.
(fonte: AGI)