Il governo Meloni, ad oggi, nonostante le iniziative di mobilitazioni con sciopero in tutti i siti dell’ex Ilva, sulla richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali di ritirare il piano di chiusura, non ha fatto nessun passo indietro. Infatti, in questi giorni la gestione commissariale sta proseguendo con le attività propedeutiche alla chiusura totale degli impianti, a partire dagli stabilimenti del nord, e si stanno preparando a fermare le cokerie a partire dal primo di gennaio.
In queste ore abbiamo appreso che dal 1 gennaio 2026 non è in programmazione l’arrivo delle navi di fossili utili a garantire la marcia delle batterie.
Il Ministro Urso, così come abbiamo ribadito nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi, sta decretando la chiusura di un sito dichiarato per 13 anni d’interesse strategico del nostro Paese dando mandato ai Commissari di ADI in AS di portare a compimento il piano corto.
Inoltre, il decreto non risponde all’esigenza imminente di reperire risorse finanziare, se non attraverso l’utilizzo di 108 milioni, residui del finanziamento ponte che servirà ad arrivare, nella migliare delle ipotesi, fino a febbraio 2026 utilizzando soprattutto la cassa integrazione straordinaria per finanziare le attività sulle spalle dei lavoratori.
Cosa accadrà dal primo di marzo 2026 in assenza di un futuro acquirente?
A questa domanda non c’è mai stata una risposta da parte del Ministro Urso in quanto è consapevole che senza risorse e senza acquirente si determinerebbe il collasso dell’ex Ilva.
Come se non bastasse, a fronte della richiesta di non dividere i territori e i lavoratori ma di continuare a discutere di tutto il gruppo a Palazzo Chigi, la convocazione al Mimit ad orari diversi tra siti del nord e siti del sud rappresenta un tentativo vergognoso di contrapporre i territori nella logica del “si salvi chi può”. Sia chiaro a tutti che, così come ribadito dai segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, non accetteremo nessuno scorporo!
Il Governo Meloni prenda atto della fase di criticità di straordinarietà in cui versa l’Ilva e intervenga attraverso un intervento pubblico necessario a garantire una transizione ecologica e sociale.
Per tali ragioni, attraverso ogni forma di mobilitazione unitaria, cosi come fatto in occasione dello sciopero di Firm, Fiom, Uilm e Usb del 20 novembre, impediremo al governo di procedere con il piano dismissione.
Taranto 27.11.2025
Segreterie provinciale Taranto – RSU ADI in AS Fiom-Uilm
