Apprendiamo dell’erogazione di un premio ad personam stanziato da Arcelor Mittal ad alcuni preposti aziendali che, in occasione dello sciopero indetto a seguito della morte di un nostro collega, hanno operato in alcuni reparti dello stabilimento siderurgico per consentire la continuità produttiva.
Un metodo che tanto ci ricorda la cattiva gestione dei Riva che utilizzava la propria fascia di
controllo per garantire la produzione anche in presenza di gravi carenze impiantistiche. Infatti, Fim, Fiom e Uilm già in quell’occasione avevano denunciato agli enti ispettivi l’utilizzo dei preposti in attività non di loro competenza.
Eppure solo qualche giorno fa è arrivata ai dipendenti la lettera, da parte dell’amministratore delegato, che esorta ad avere fiducia e speranza per il futuro industriale, ambientale e
occupazionale del gruppo in accordo ad un nuovo modello manageriale.
Da quanto emerso oggi i contenuti della stessa lettera sono stati tempestivamente smentiti,
facendoci ritornare ad un passato in cui la produzione ha sempre prevalso, anche difronte alla perdita di vite umane.
Fim, Fiom e Uilm rimangono basiti da tale atteggiamento che continua ad allontanare i lavoratori e i cittadini da un’azienda che, da subito, ha mostrato il vero volto della multinazionale.
Di fronte ad un evento tragico, quale la morte di un lavoratore, è ingiustificabile quanto avvenuto e, se confermato, il sindacato non può che prenderne le distanze e aumentare la conflittualità con chi non rispetta la vita umana.
Inoltre, il ricorso al tar, presentato in merito al riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, e atteggiamenti di questo tipo non fanno altro che aumentare il divario tra la fabbrica e la città.