Home Acciaierie d'Italia Ex Ilva. La politica del bla bla bla

Ex Ilva. La politica del bla bla bla

by Fiom Taranto

Sull’Ex Ilva quasi 10 anni di parole: un bla bla bla che non fa bene all’ambiente, ai lavoratori e alla città. Solo proclami e promesse, puntualmente disattese, di politici e figure istituzionali.

Per questo parte oggi “La politica del bla bla bla”, campagna informativa della Fiom Cgil Taranto che coinvolge i lavoratori di Acciaierie d’Italia, Ilva in As e appalto, con l’obiettivo di sensibilizzare la politica e le istituzioni preposte ad affrontare seriamente una vertenza che ormai da tempo vive di continui rinvii e soprattutto di tanti omissis che riguardano il futuro ambientale e industriale di Taranto. Una campagna che avrà il compito di mettere insieme un puzzle confrontandolo con la realtà che i lavoratori vivono fuori e dentro la fabbrica.

Invitalia dal 21 luglio 2021, data in cui si è insediato nel CDA di Acciaierie d’Italia, non ha ancora trovato il tempo di incontrare le organizzazioni sindacali lasciando nelle mani di Arcelor Mittal la gestione della fabbrica con tutte le problematiche impiantistiche e i ritardi sulle manutenzioni straordinarie e ordinarie, che inevitabilmente si ripercuotono sui lavoratori con un utilizzo massiccio della cassa integrazione.

Inoltre, vorremmo analizzare il bilancio 2020 approvato dal CDA: si è riscontrato un utile netto pari a circa 4 milioni di euro che tuttavia va in contraddizione con quanto accade nello stabilimento dove si rincorrono problematiche, a partire dal mancato pagamento dei lavoratori dell’appalto.

Non di meno ci preoccupano le dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Economico che ha rivelato parte dell’accordo di dicembre 2020 tra Arcelor Mittal, Ilva in AS, Mise e Invitalia, sconosciuto alle organizzazioni sindacali, sulle clausole sospensive necessarie a chiudere l’iter d’ingresso dello stato in quota di maggioranza.
Tra le clausole sospensive ci sono l’accordo sindacale, l’approvazione del Piano Ambientale e il dissequestro dell’area a caldo, in assenza di uno dei tre punti sopraindicati Invitalia ritirerebbe l’investimento di 1 miliardo e 100 milioni di euro. Pertanto, il governo presenta dei progetti per reperire risorse importanti per la transizione ecologica, attraverso i fondi del PNRR, e di fatto risultano essere vincolati al dissequestro degli impianti? Quale sarà il futuro ambientale, occupazionale e industriale di Taranto?

Questa è una domanda che ci poniamo da tempo e, pertanto, servirebbe maggiore trasparenza e chiarezza, non attraverso delle interviste rilasciate sui giornali o in televisione, ma con l’apertura di un confronto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali necessario a costruire un percorso il più partecipato possibile ed evitare ulteriori fratture tra la fabbrica e la città.

Taranto, 24 novembre 2021

RSU Fiom Cgil Acciaierie d’Italia

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