L’Amministratore delegato di Arcelor Mittal, ancora una volta, torna in scena con una pantomima già vista in altre occasioni di tensioni sociali provocate, puntualmente, dall’attuale management di Arcelor Mittal che continua a sfidare la pazienza dei lavoratori e dei cittadini, stanchi dei continui soprusi perpetrati in questi anni di cattiva gestione dello stabilimento siderurgico.
Anni in cui si sono raggiunti i peggiori risultati in termini di produzione annuale di acciaio, di investimenti sugli impianti, di programmazione di manutenzione ordinaria e straordinaria e di utilizzo massiccio della cassa integrazione. Un disastro senza precedenti che vede la complicità di tutti i governi che si sono succeduti in questi anni e che hanno dimostrato di essere incapaci di prendere decisioni a tutela e a salvaguardia di un sito d’interesse strategico per il Paese, per tutti i lavoratori coinvolti e per un processo di transizione ecologica che si attende dal sequestro preventivo degli impianti del 2012.
L’AD Morselli ormai non ci sorprende più con le sue scenette da teatrino, ma credo che sua necessario ricordare al peggior manager mai incontrato che non siamo tutti sulla stessa barca, espressione utilizzata impropriamente davanti alla portineria imprese, perché non siamo responsabili del disastro sociale, industriale ed ambientale che lei stessa ha determinato.
Non siamo sulla stessa barca perché i lavoratori dell’appalto non prendono le loro spettanze retributive da mesi e tanti lavoratori continuano a sopravvivere con 1000 euro al mese di cassa integrazione per responsabilità che non sono di certo di chi ogni mattina con grande sacrificio continua a far marciare gli impianti.
Non siamo sulla stessa barca perché non viaggiamo con voli privati e stentiamo ad arrivare alla fine del mese. Basta con questa farsa, siamo su due fronti opposti, lei rappresenta gli interessi della multinazionale noi rappresentiamo gli interessi generali del Paese e della nostra Terra.
Per cambiare lo stato di cose presenti serve un intervento pubblico che possa finalmente rilanciare la produzione, garantire l’occupazione ed avviare la transizione ecologica, necessaria quest’ultima per uscire dall’inutile contrapposizione di due diritti costituzionale come il lavoro e la salute.
Francesco Brigati
Segretario Generale Fiom Cgil Taranto